Il 6 febbraio 2023 un sisma di magnitudo 7,8 sulla scala Richter ha colpito la regione a confine fra la Turchia e la Siria, causando la morte di oltre 50.000 persone.
Nei giorni immediatamente successivi l’evento grande attenzione è stata posta alle miglia di morti e ai danni nelle regioni della Turchia dove velocemente sono giunti molti aiuti materiali ed economici. Sin da subito scarsa rilevanza è stata attribuita ai danni causati dal terremoto in Siria, in parte perché più lontana dal epicentro del sisma in parte perché minori erano le informazioni provenienti dall’area, una zona geografica d’altra parte diventata ormai da 12 anni l’ennesimo buco nero della storia.
Scemata progressivamente l’attenzione mediatica all’evento e rientrata l’ondata emotiva suscitata dalle immagini di distruzione e dai racconti dei sopravvissuti, che nei giorni immediatamente successivi la prima scossa spinse moltissime persone a mobilitarsi per capire come sostenere la popolazione coinvolta, mentre i Paesi valutano i pro e i contro dell’invio degli aiuti (l’UE ha stanziato per ora ben 3,5 milioni di € …) oggi in Siria restano solo le organizzazioni umanitarie ad occuparsi di milioni di persone che oltre a vivere in uno “scenario apocalittico”, come ha detto Filippo Grandi Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, rischiano di andare a ingrossare le folle dei profughi che cercheranno di raggiungere fra mille pericoli l’Europa o di coloro che, di fronte alla disperazione, potrebbero andare a rimpinguare le fila delle milizie jihadiste.
Le Acli ed IPSIA per mantenere alta l’attenzione al dramma di queste milioni di persone e nel riaffermare innanzitutto la necessità di salvare vite umane e promuovere condizioni di vita dignitose, prescindendo da logiche di mera strategia di politica internazionale, hanno deciso di sostenere le attività di I Care, un’organizzazione siriana di volontariato che da anni promuove e realizza progetti a favore degli sfollati interni, sostenendo assistenza medica, psicologica, sociale ed educativa in favore in particolare di donne e bambini. I care collabora da anni con la Fondazione Giovanni Paolo II, nata 27 anni orsono con l’obiettivo di aiutare le persone nelle aree di crisi e promuovere opportunità di sviluppo sostenibile.
A seguito del terremoto I Care ha spostato il centro delle proprie attività da Damasco e Homs ad Aleppo e ha cominciato a distribuire cibo, articoli per l’igiene e vestiario. In tale contesto oltre l’immediata risposta emergenziale obiettivo di I Care è quello di allestire un “Bus della Speranza” per raggiungere anche i luoghi meno accessibili di Aleppo, Latakia e Homs in cui realizzare corsi di alfabetizzazione, doposcuola, offrire pasti caldi e garantire sostegno psicologico ai bambini e alle donne che nella guerra prima e nel terremoto poi hanno perso tutto.
Il bus sarà allestito nella parte anteriore per la distribuzione di cibo, vestiario, set igienici, materiale scolastico oltre che per la realizzazione di attività formative e ludiche; nella parte posteriore, invece, sarà allestita una cabina protetta per le visite mediche.
Le principali attività saranno:
- Distribuzione di cibo, acqua, kit igienico-sanitari, coperte, vestiti
- Sostegno socioeducativo per bambini e ragazzi, interventi specifici per bambini di strada e orfani
- Corsi di alfabetizzazione per ragazze, donne e famiglie
- Supporto psicologico e terapie per bambini, giovani, donne
Il costo totale dell’allestimento del bus è di 70.000 € cui si aggiungono le spese per le attività educative, mediche e di sostegno psicologico oltre i beni di prima necessità per un totale di 210.000 €.